Avere trentanni. di MattiaPassadore

Sarà la crisi dei trent'anni ma continuo a ripetere le stesse cose gli errori si sussuegono a gravità variabile nel tempo, sempre gli stessi, sempre le stesse domande, non si sa più niente, i valori sono spariti noi giovani siamoinconcludenti, mammoni e scanasfatiche eppure andiamo avanti! Siamo luoghi comuni che deambulano,,che ogni tanto' solo ogni tanto' hanno un guizzo di sana follia che per sbaglio ci fa azzecchare qualche cosa, si vive per vivere, la meta è sfuocata o se è nitida nella mente è una meta fatua, stupida, una meta di cui si potrebbe fare volentieri a meno. Ogni giorno si perpetua nella sua ineffabile uguaglianza, sembra tutto fermo! In verità e tutto in movimento ma è un movimentio uguale a se stesso un gatto che si morde la coda sapendo benissimo che la coda in questione è sempre la stessa, e così a volte ci si persuade di qualche novità, una nuova ragazza un nuovo amore , non sempre le due cose coincidono, un nuovo la voro una nuova meta e anche in questo casospesso le cose non coincidono, eppure la forza della vita è quella che ci fa andare avanti, si spera, e anche se a volte questa viene a mancare si continua a lottare contro il mulino a vento di turno. Ignorando a volte gli istintiprimari che sono quelli della sopravvivenza ci si dedica sempre più a pratiche meramente edonistiche, Quest'epoca e non sono certo mio a dirlo è l'epoca dell'immagine, dell'edonismo, dell'inutile e del superfluo presentato in modo charman e unico. E io vivo esattamente come tutti i miei simili bipedi barcollanti, inseguendo una realizzazione, un mappa pre costruita durante la mia crescita secondo la quale il mio essere uomo riuscito è quello di diventare un attore di fama, e nel peggiore dei casi uno che dignitosamente vive del suo lavoro, della sua arte. Mi soffermo a guardare il cielo, a riflettere e tristemente mi accorgo di non essere molto diverso dall'ennesima ragazzina che vuole diventare velina, mi giustifico solo diecendomi che comunque il teatro è un'altra cosa, che il mio talento è sucuramente maggiore di un paio di belle gambe che zampettano portando sui banconi di striscia la notizia parti anatomiche di indubbie forme, ma sicuramente vuote di materia grigia, già la tanto decantata materia grigia di cui molti intellettuali si fanno vanto, Grigia come il cielo in alcune giornate londinesi o senza andare tanto lontano della nostra amata genova. Intellettuale non lo sono, non arriva a tanto la miapresunzione, ma quella di giudicarmi genio e sregolatezza ogni tanto fa capolino nella mia mente, mi sollazza l'idea di non essere sufficientemente apprezzato e mi sollazza ancora di più poter dire: non faccio successo perché non sono un pesce cane, non sono disposto a passare sul cadavere di qualcuno pur di arrivare al traguardo. Quanto sono stupidamente umano, analizzo setaccio il mio io e mi accorgo che sto facendo tutto quello che non voglio, che da bambino non volevo per il mio adulto, mi arrovello le cervella chiedendomi dov'è lo sbaglio, invece di dedicarmi con anima e cuore alla mia passione, e di nuovo analizzo studio il perchè dei miei relativi scarsi risultati conseguenze di scelte forse sbagliate, una frase che va tanto in voga dice: non è importante la meta ma il viaggio! la sento sempre più spesso, ma il viaggio deve portare bene da qualche parte! Anche il più lungo dei peregrinaggi alla fine deve concludersi in qualche modo, se no non avrebbe senso. Filosofie di varie culture mondiali si affastellano tra I miei neuroni, alla ricerca di una risposta. Risultato? siamo sempre più confusi sempre più affamati di un agognata risposta. Le domande non mancano, ma bisogna capire quale siano quelle fondamentali, quelle giuste, mi manca la snellezza di un pensiero la stilizzazione di un pensiero. È come se dentro di me ci fosse una raccolta di risposte buone per qualsiasi domanda, roba fritta che può far presa sull'ingenuo di turno, ma che non possono darla certo a bere a persone più evolute e tanto meno alla mia intima sincerità, all'interno della quale mi scopro, pigro , arrogante, sperso, bambino e incapace di prendere realmente in mano la mia vita. Scuse! Popolato di scuse proseguo questo viaggio, illudendomi che il viaggio sia più interessante della meta, ecco mi manca la meta!!! Fingo dentro di me di avere trovato chissà quale verità il più dissennato barbone mi direbbe queste cose, anche lui ha sentito parlare di qualche cosa del genere. Di qualcuno che ci ha creduto fino in fondo e che alla fine ce l'ha fatta. E poi c'è il famoso fattore C(ulo) ah di quello non si può proprio fare a meno, così a volte non solo ti senti un perdente ma anche vittima di una sorta di maleficio che ti impedisce nel tuo andare, il destino diventa un nemico troppo grande con cui a vere a che fare, un Golia troppo potente da poterlo battere con una semplice fionda. E siamo di nuovo punto e a capo. L'impossibilità di realizzarsi. E via a piangerci addosso! Ecco, il viaggio è quello di piangere fiumi di lacrime per poi un giorno dire:” avrei potuto se solo se....”

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