Un film che, forse, purtroppo, non vedrete mai: "Genova" di Michael Winterbottom

"Genova" è un film sul lutto, e sulla sua elaborazione, sul senso di colpa e sullo smarrimento. E' un racconto cupo e scarno, essenziale, minimale. Il luogo dove Colin Firth e le sue 2 bambine si perdono, si ritrovano, si rismarriscono tentando di superare questo lutto, è Genova. Genova, città, luogo, tela, e ragnatela di caruggi, labirinto della mente e dell'anima, meravigliosa e orribile allo stesso tempo. I vicoli della città vecchia ti avvolgono, e un pò ti risucchiano, un pò ti proteggono. Senza questa città, questo film non sarebbe stato possibile. La città di Genova è quasi ridondante rispetto agli altri elementi del film, nel suo essere così protagonista, come mai, in nessun altro film, è stata.
Avete presente quei film ambientati in quelle vecchie ville del 600, piene di porte chiuse, di corridoi bui, e di finestre che cigolano? Ecco, Genova e il suo centro storico hanno, in questo film, il ruolo di quelle vecchie ville. La piccola protagonista cammina lungo i vicoli come se fossero quegli interminabili corridoi, e dalle traverse arrivano spiragli di luce a rompere il buio, e qualcuno che ti osserva passare, dalla strada accanto, dalla finestra di fronte, e infondo al vicolo c'è sicuramente una porta chiusa, che sarebbe meglio non aprire...
Eppure non succede niente. E'solo suggestione. Sono solo rumori. Giochi di luce. E' solo una vecchia villa. E' solo una vecchia città. E' solo Genova.
Probabilmente questo film non riuscirete mai a vederlo. Infatti non è stato acquistato da nessun distributore italiano. Evidentemente nessun distributore italiano/romano sa che Genova è in Italia.

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